Perché Siamo Qui e
Cosa Vogliamo Fare
Non è facile dire perché la Fondazione Rosa Prístina esista e che cosa voglia fare.
Proviamo a partire dal nome: Rosa Prístina.
Si fanno fondazioni con il nome del fondatore. Talvolta il fondatore mette il nome del proprio padre. Se una tale fondazione fa un istituto di assistenza, un centro di ricerca, financo una università, la battezza con il proprio nome: una fondazione per “rendere immortale” il proprio nome.
Noi, no.
“Stat rosa prístina nomine, nomina nuda tenemus”
Veniamo al perché.
Per 40 anni ho lavorato in un settore industriale – l’informatica – che ha cambiato e continua a cambiare il mondo: ha avuto ed ha impatto su ogni ambito delle società, sulle organizzazioni, sul lavoro e sulla vita delle persone.
E nell’ambito della computer science ho avuto la ventura di occuparmi di aree “speciali”, di grande criticità e con grandi esigenze tecnologiche, vivendo così esperienze d’avanguardia. Con straordinari compagni di lavoro abbiamo pensato e realizzato un pezzo di futuro: «Vediamo il mondo girare prima che lo faccia davvero».
Da quella formidabile avventura professionale ho ricavato importanti risultati, anche in termini economici.
E ho sentito la necessità di utilizzare parte di quei mezzi finanziari a favore di altri che tali mezzi non hanno. Con generosi compagni di viaggio, amici di una vita, sono andato costituendo disponibilità economiche – e altre intendo raccoglierne – che voglio mettere al servizio di chi ne abbia bisogno.
Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni
Ho detto del nostro nome e perché siamo qui. Adesso proviamo a dire che cosa vogliamo fare.
Il nostro statuto dice «La Fondazione persegue finalità sociali, umanitarie e di ricerca, operando nei settori dell’assistenza, della sanità e della educazione …».
Tre cose belle chiare: assistenza, sanità e educazione.
Bene, le finalità sono definite: almeno in astratto sappiamo che cosa vogliamo fare.
Molto più difficile dire cosa in concreto vogliamo fare. E soprattutto come.
Spesso una fondazione nasce con l’obiettivo di fare una o più cose.
Normalmente si ha un progetto definito.
Si considera che manchi qualcosa e sia quindi importante costruire qualcosa di nuovo, qualcosa che non c’è.
Noi invece un “progetto” non l’abbiamo
Nel senso che non vogliamo fare qualcosa di nuovo. O almeno non necessariamente.
Provo a dirla in un modo diverso: non abbiamo la presunzione di pensare che nel mondo manchi qualcosa e che proprio noi siamo quelli che quel qualcosa sanno fare.
Per 40 anni ho ideato e sviluppato progetti tecnologici, spingendo l’innovazione ogni giorno più avanti. Ma quelli erano i miei saperi, la mia conoscenza, la mia cultura.
Qui, ora, nel cercare di mettere a disposizione di chi ne abbia bisogno mezzi economici e finanziari, siamo, sono ad imparare.
Con umiltà, ma con fermezza e determinazione, ad imparare.
Se mi guardo intorno, non mi sembra che manchi qualcosa che vorrei che ci fosse.
C’è chi assiste le popolazioni povere del mondo, c’è chi sviluppa programmi di alfabetizzazione, chi aiuta nei casi di calamità, chi si occupa di assistenza agli anziani, ai malati, ai disabili, alle persone in difficoltà. Insomma, in ogni ambito, ci sono organizzazioni di grandissima qualità che sanno fare bene assistenza umanitaria.
Così come ci sono istituti di ricerca e di clinica in ambito medico e sanitario di altissimo livello che studiano e sperimentano soluzioni per debellare flagelli, per curare malattie, per migliorare la vita delle persone.
Voglio dire che esistono istituzioni di eccellenza nell’assistenza umanitaria, nella sanità e nell’educazione.
Ovviamente! Ripeto: ovviamente esistono istituzioni di eccellenza nell’assistenza umanitaria, nella sanità e nell’educazione, che da tempo operano in questi settori e sviluppano progetti di straordinario livello!
E francamente non vedo come potremmo noi avere le capacità e la presunzione di fare di meglio!
Ciò che manca – sempre – a tali organizzazioni sono mezzi economici adeguati.
Sempre perché, in concreto, qualunque siano i mezzi economici di cui dispongano, tali mezzi non saranno mai adeguati; non saranno mai sufficienti.
Quindi la prima cosa che la Fondazione vuole fare è individuare, tra le tante, quelle istituzioni e quei progetti nei quali più ci riconosciamo. Ed aiutarli nel loro lavoro.
Le sofferenze umane sono diffuse in tutti i continenti; molte sono le popolazioni e le comunità in condizioni di bisogno; altissimo è il numero delle persone in situazione di difficoltà e di dolore. Ogni bambino che soffre è una sofferenza per tutti noi.
Tantissime attività di ricerca e di clinica medica hanno necessità di essere sostenute.
Tanti giovani meritevoli non hanno la possibilità di studiare e di mettere a frutto il loro talento.
Ovviamente non possiamo aiutare tutti. Facciamo e faremo del nostro meglio per sostenere i progetti che appaiono più vicini alle nostre sensibilità.
E, poi, certamente qualche nuova iniziativa la ideeremo anche noi.
Piccoli passi, piccoli passi.
Enrico Dameri